<<Bene, e questo è
quanto>>. La voce di Oscar era ferma e sicura. Aveva dato precise indicazioni
ai suoi soldati, non poteva essere stata più chiara e tutti annuirono.
Sarebbero stati due giorni interminabili quelli, tra il pattugliamento
ordinario e quello straordinario, per l’arrivo del principe di Spagna.
<<Formeremo due squadre.
Una pattuglierà la città e l’altra si occuperà di
Meudon. Sarà dura, soldati, ma se succedesse qualcosa al principe
sarebbe una vera tragedia…>>
<<Certo Comandante. Non
preoccupatevi, faremo del nostro meglio>>.
<<Dovremo fare di più
del nostro meglio, Lasalle...dovremo avere mille occhi...>>
Alain e Andrè osservarono
Oscar che era veramente preoccupata.
<<Andrè, la tua
Oscar sembra molto stanca in questi giorni>>, disse Alain, non appena furono
usciti dall'ufficio del Comandante.
<<Lo so Alain, lo so.
Vederla così e non poter far niente per lei...>>
Andrè era come se si
fosse arreso all'evidenza dei fatti, non era più l'uomo battagliero
che Alain aveva conosciuto all'inizio. Sembrava quasi che si fosse rassegnato
all'indifferenza della donna che amava più di ogni altra cosa al
mondo. In quel momento Alain provò rabbia nei confronti del suo
amico, perchè era così dannatamente passivo. Era come se
si stesse lasciando sopraffare dagli eventi, se si lasciasse vivere e basta,
come se lui non volesse nient'altro che poterle stare vicino, ma un uomo
non poteva rassegnarsi così, non almeno senza aver combattuto. Questo
apatia di Andrè, per Alain era veramente insopportabile.
<<Vieni Andrè,
andiamo a fare quattro passi>>, così facendo gli diede uno scossone,
doveva uscire fuori, prendere una boccata d’aria, schiarirsi le idee e...cercare
di schiarirle anche al suo amico.
La giornata non si preannunciava
molto buona. Grosse nuvole si erano addensate lungo le cime delle colline
e non sembravano promettere granchè di positivo.
<<Andrè, cosa
pensi di fare?>> Alain fece un cenno con la testa, in direzione dell’ufficio
di Oscar.
All’inizio Andrè non
aveva capito a cosa si stava riferendo l’amico, ma poi intuì a cosa
alludeva. Si irrigidì, non voleva assolutamente affrontare quell'argomento
e cercò di far finta di niente, sperando che il suo amico capisse
che era meglio finirla subito.
<<In che senso scusa?>>
<<Lo sai benissimo cosa
intendo. Pensi di vivere ancora a lungo in queste condizioni? Sei un uomo,
Andrè, non un burattino, cerca di ricordarlo..>> gli disse Alain,
guardandolo dritto in faccia. Quello che aveva di bello era che se doveva
dire qualcosa a qualcuno, non usava mai mezzi termini o tramiti, lo faceva
e basta. Andrè si sentì infastidito dal suo tono di rimprovero,
anche perché lui non poteva sapere quanto aveva impiegato per farsi
una ragione dell'indifferenza di Oscar.
<<Ma tu cosa ne sai Alain?
Cosa diavolo ne sai di me, della mia situazione e di cosa posso provare??
Maledizione Alain, fatti gli affari tuoi!>>
Di una cosa il soldato Soisson
era contento: almeno era riuscito a scuoterlo.
<<Bella vita allora amico!
Bella vita da uomo! Non ti accorgi che sei ridicolo! Se tu l’ami devi cercare
quantomeno di dimostrarglielo!>>
<<Certo! E secondo te
la dimostrazione quale sarebbe? Eh! Prenderla con la forza?>>
Si ricordò dell'unica
volta che aveva perso la ragione con Oscar, che l'aveva ferita e aveva
giurato su se stesso che non le avrebbe mai più riservato un comportamento
simile, era stato orribile sentirla tremare di paura tra le sue braccia…orribile.
Ma questo Alain non poteva saperlo.
<<Tu lo faresti vero
Alain!! Se tu amassi una donna che non ti vuole, lo faresti?? Ma di che
razza d’amore parli allora! No, tu non sai cos’è l’amore! Uno che
si diverte a saltare di letto in letto ogni sera, non mi pare sia in grado
di parlare d’amore! Va' al diavolo Alain e impicciati degli affari tuoi,
una volta tanto!>>
<<Sono io che ti mando
al diavolo amico. Di letto in letto eh? Almeno so divertirmi, e non faccio
certo come fai tu che invece...vabbè, lasciamo perdere...solo una
cosa, non aspettare troppo Andrè, potresti veramente correre il
rischio di arrivare tardi...>>
E così dicendo lo lasciò
da solo, in mezzo alla piazza d’armi, mentre le prime gocce di pioggia
cominciavano a scendere.
<<Comandante, i soldati
sono schierati nel cortile, siamo pronti al pattugliamento!>>
<<Bene, grazie colonnello,
voi occupatevi dell’Ile de la Citè e noi ci dirigeremo verso Meudon>>
<<Agli ordini>>
Oscar scese nella piazza e
diede le ultime direttive, poi comandò la partenza.
La pioggia ora cadeva fitta,
sottile e interminabile.
La campagna parigina sarebbe
diventata presto una palude e la nebbia che si sarebbe alzata, avrebbe
reso ancora più difficile distinguere i pericoli.
I soldati della guardia, ai
comandi di Oscar Francois de Jarjayes, proseguivano lentamente, stretti
nei loro mantelli.
La pioggia aveva reso le strade
di campagna dei veri e propri acquitrini e i cavalli, con i loro zoccoli,
sollevavano grossi spruzzi di fango.
Il piccolo reggimento procedeva
lentamente, esaminando attentamente ogni punto della strada da cui sarebbe
dovuto passare il principe Aldelos il giorno dopo.
Oscar decise che sarebbe stato
meglio piazzare un soldato ogni cento metri di strada, magari nascosto
nella radura, per sorvegliare meglio la situazione.
Si sentiva stanca. Sperava
di arrivare il prima possibile a Meudon, proprio per riposarsi un po’ e
lasciare il comando al suo vice, il colonnello d’Aout.
Nonostante questo si sentiva
in obbligo di fare forza ai suoi uomini e, voltandosi, vide Andrè
che era rimasto un po' indietro.
Strano. Solitamente con Alain
erano inseparabili. Osservò anche quest’ultimo che sembrava alquanto
torvo. "Avranno avuto una discussione", pensò, ma non poteva
immaginare che l’argomento di quella discussione era lei...
<<Comandante, sono in
postazione>>. La voce del soldato Dubois la richiamò dai suoi pensieri.
<<Bene soldato. Noi proseguiamo
per Meudon. Buon lavoro!>>.
<<Grazie Comandante>>
Meudon era vicina, era vicino
anche un bel bagno caldo...
Il quartier generale della piccola
cittadina forniva a malapena un piccolo ufficio per il Comandante e una
camerata composta da 10 letti.
Non esisteva un comando vero
e proprio in quel posto, dal momento che l’ufficiale responsabile faceva
capo direttamente a Parigi e l’ufficio di Meudon gli serviva solo per passaggio,
due volte la settimana.
Oscar firmò il registro
di presenza, e poi si accomodò sulla sedia. Sbuffò, pensando
che il suo desiderio ripulirsi dal fango, sarebbe rimasto tale.
Si guardò attorno: il
posto era scarno, vuoto, c’era solo un tavolo, due sedie e una candela.
La piccola libreria attaccata al muro forniva solo gli schedari dei prigionieri
rinchiusi momentaneamente nelle piccole prigioni locali. Servivano per
lo più come “transito” verso le più grandi di Parigi.
<<Ragazzi, questo è
tutto quello che offre Meudon>>, disse rivolta ad Alain ed Andrè.
In quel momento però
il pensiero non era tanto per lei o Alain, quanto per Andrè che
sembrava alquanto affaticato, molto più di lei.
Bussarono. Era il sindaco.
L’uomo entrò nell’ufficio e la salutò cordialmente. Aveva
sentito di una donna che comandava i soldati della guardia di Parigi, ma
non l’aveva mai vista prima d’ora. Si stupì di aver davanti un vero
e proprio militare, ma che mal celava in quel momento la stanchezza e si
sentì quasi in colpa nel constatare che la sua cittadina non offriva
un posto migliore di quello.
<<Comandante Jarjayes,
mi spiace, se volete riposarvi posso mettere a disposizione alcune stanze
della locanda, sapete, mia sorella è la proprietaria e sarebbe felice
di...>>
<<No grazie, monsieur,
non è il caso..starò benissimo qui con i miei soldati...>>
non voleva approfittare della situazione, pensando invece che loro due
si sarebbero dovuti accontentare solo della camerata, umida e malsana.
<<Comandante, noi staremo
benissimo, vero Andrè?>>
<<Certo Oscar..Comandate
Jarjayes, non ci sono problemi, vai pure a riposarti>>, confermò
subito Andrè che gli stava troppo cuore il benessere della
donna che amava.
Oscar allora a malincuore accettò
l’offerta del sindaco.
La locandiera era una gentile
signora di mezz’età che, quando la vide, si preoccupò subito
di darle la stanza migliore.
<<Cambiatevi cara, se
avete bisogno di biancheria pulita ditemelo>>
Per nulla intimorita dal grado
militare di Oscar, la donna correva da una parte all’altra della stanza,
accendeva il fuoco e rassettava il letto, proprio come se il comandante
dei soldati della guardia fosse una delle sue normali ospiti.
Assomiglia a Nanny..pensò
Oscar.
<<Vi porto una minestra
calda>>
<<Per favore madame,
portatela anche ai miei uomini>> , niente da fare si sentiva profondamente
in colpa.
<<Ma sicuro! Poveri ragazzi!
Con questo tempo....>>
Il bagno. Tutto quello che desiderava
era farsi un bagno. E così fu. Quando si sedette nella vasca di
legno, l’acqua tiepida che le copriva il corpo, le sembrò una riconciliazione
col mondo.
Rimase immersa un bel po' e
solo dopo molto tempo, di malavoglia si rialzò, ma solo perchè
l’acqua si era raffreddata.
Si rivestì con la biancheria
che la buona donna le aveva portato. Una camicia di suo figlio, le disse.
<<Il mio ragazzo...ora
è a Parigi! E’ nel reggimento del colonnello d’Argenson>> le aveva
rivelato, fiera.
La camicia le stava un po'
larga, molto probabilmente Jacques era un ragazzo alquanto alto, ma andava
bene se era solo per la notte.
Bussarono. Pensò che
fosse ancora la signora Marie.
<<Avanti>>
La porta si aprì ed
Alain entrò nella stanza.
La cercò con lo sguardo
e la trovò seduta sulla sedia, accanto alla finestra. La luce della
candela che le rischiarava il volto, finalmente rilassato.
<<Alain, che c’è?>>
Fu sorpresa di trovarsi di
fronte al suo soldato, invece che al volto paffuto della locandiera e,
non sapendosi spiegare il motivo, un senso di timore la sopraffece.
<<Niente Comandante,
volevo solo dirvi che la signora ci ha fatto portare la minestra, grazie>>,
lo sguardo dell’uomo indugiò alquanto sulla tenuta del suo Comandante.
<<E di che Alain, avreste
preferito rimanere senza mangiare?>> ironizzò Oscar.
La situazione, non sapeva perchè,
la imbarazzava. Si strinse nella larga camicia di Jaques, quasi a volersi
proteggere dallo sguardo di Alain che sembrava non volersi staccare da
lei.
<<Volevi qualcos’altro
Alain?>>
<<No, Comandante...>>
sembrava esitare. Non accennava ad andarsene dalla stanza la quale, improvvisamente,
sembrava troppo piccola per contenerli entrambi.
Alain era un ragazzo molto
alto, la sua figura superava quella di Oscar di un bel po'. Era alto più
o meno quanto Andrè, ma la sua stazza era più robusta.
<<Comandante.......oggi...ho
avuto una discussione con Andrè>> disse infine.
Oscar, lo guardò con
aria interrogativa.
<<Alain, le vostre discussioni
non mi riguardano, siete grandi abbastanza per risolvere da soli i vostri
problemi>>
<<...volevo solo farvi
sapere che la causa del nostro litigio....eravate voi, Comandante>>, proseguì
il ragazzo, eludendo la sua osservazione.
Oscar sgranò gli occhi.
<<Mia? Alain che stai
dicendo?>>
<<Comandante, non per
farmi gli affari vostri ma....il modo in cui trattate Andrè..ecco...a
me non sta affatto bene>>
Oscar ora era visibilmente
adirata
<<Cos’è, sei la
sua balia Alain?>>, disse con aria di sufficienza.
<<Comandate, avete la
minima idea di cosa prova per voi quel ragazzo? Io si. Io ci vivo accanto
e anche se non lo conosco da molto, lo conosco forse meglio di voi>>
<<Ti prego di concludere
questa conversazione Alain, la cosa non mi riguarda affatto. Se voi avete
dei problemi dovete risolverveli da soli>>, quella discussione stava prendendo
una piega pericolosa.
<<Vi ripeto che siete
voi la causa di questa discussione Comandante Oscar>>, insistette il soldato.
Ormai era troppo tardi per fermarsi, doveva far capire al suo comandante
come stavano le cose, se Andrè non ne aveva il coraggio doveva farlo
lui.
Oscar si sentiva sempre più
a disagio. E il suo abbigliamento per di più non l’aiutava a rilassarsi.
<<Alain, se hai qualcosa
da dirmi ti prego di farlo subito, e poi di andartene>> sospirò,
visibilmente irritata, sperando che dopo quella piccola concessione Alain
se ne sarebbe andato.
<<Qualcosa da dirvi Comandate?
- un sorriso ironico gli increspò le labbra - ah, quante cose potrei
dirvi! Vorrei dirvi! Ma voi non capireste. Perchè non avete mai
capito nulla, siete sempre vissuta nella bambagia, Comandante Oscar, ogni
vostro desiderio è sempre stato un ordine, e questo valeva anche
per Andrè. Per voi è stato sempre un pupazzo da comandare
come e quando volevate>>
Ora lei era veramente arrabbiata.
<<Ma come osi Alain!!!!
Dimenticherò ciò che hai detto, dimenticherò perchè
so benissimo che tutto ciò è dovuto alla stanchezza, ma bada
Alain, bada. Se osi parlarmi così un’altra volta allora....>>
<<Cosa farete? - la interruppe
lui, per nulla intimorito - mi denuncerete per insubordinazione? E chi
se ne frega Comandante! Per una volta nella vostra vita qualcuno vi dice
in faccia le cose come stanno! Non ho paura di voi, del vostro grado e
della vostra denuncia!>>
Dicendo questo Alain le si
era avvicinato paurosamente.
Oscar era in preda ad una rabbia
cieca. Nessuno si era mai permesso di parlarle così, nessuno tranne..Andrè.
Si, aveva già vissuto un’esperienza simile in passato...quella volta
in camera sua, a palazzo Jarjayes. Si ricordò in quel momento delle
parole di Andrè che, per certi versi, erano simili a quelle che
Alain le aveva appena detto. Quella sera Andrè aveva perso il controllo,
si ricordava perfettamente ciò che era successo. E tutto perchè
lei l’aveva portato all’esasperazione. Ma nonostante la paura del momento
, era sempre stata perfettamente consapevole che lui non le avrebbe mai
fatto del male.
Cosa che invece non era sicura
ora, con Alain di fronte.
<<Oscar de Jarjayes...voi...>>
gli occhi di lei emettevano lampi di rabbia e odio, più verso le
parole che aveva sentito, che verso l’uomo che le aveva pronunciate.
<<..voi non vi rendete
conto del potere che avete sugli uomini, Oscar...non capite che il vostro
modo di fare attira un uomo come un’ape sul miele. Siete scandalosamente
attraente Comandante...e io…sono un uomo….>>
Oscar indietreggiò per
non venire a contatto con la statura eccessiva dell’uomo che le stava davanti,
ma lui l’aveva già intrappolata contro il muro della stanza.
Ora era ad un soffio da lei,
poteva sentirne l’odore del corpo, un odore acre e amaro, come le parole
che le aveva appena detto.
Dal canto suo Alain sapeva
benissimo che si era spinto troppo in là, ma ormai era tardi. La
guardò e quello fu un grosso errore, se si fosse accorto prima di
quanto fosse eccessivamente pericoloso avventurarsi fino a quel punto,
si sarebbe fermato.
Gli occhi di Oscar erano così
penetranti che lui non potè più tirarsi indietro.
<<Che Andrè mi
perdoni Comandante Oscar, ma io vi desidero, vi voglio....credo di essermi
innamorato do voi...>> e poi la baciò.
Oscar si sentiva persa, in
trappola, stretta com’era nella morsa di quell’abbraccio, così diverso
da quello di Andrè di quella sera che, pur essendo stato forte e
violento, aveva sempre un fondo di dolcezza. Ma ora no. Ora lei era solo
preda del desiderio del suo soldato che, insensibile ai suoi tentativi
di liberarsi, continuava a baciarla appassionatamente.
Desiderio. Desiderio e nient’altro,
ecco cos’era quella strana sensazione che l’avvolgeva. Desiderio delle
carni di quell’uomo che la faceva sentire così meravigliosamente
donna.
<<Oscar...com’è?
Com’è un bacio dato da un uomo che ti desidera...>> mormorò
Alain sulle sue labbra.
La passione ebbe il sopravvento
e lei non si accorse che ormai erano finiti sdraiati sul letto, appassionatamente
abbracciati. Non aveva possibilità di fuga Oscar, ma forse neppure
la cercava; si avvinghiò a quell’uomo che la faceva sentire viva
e pulsante sotto le sue mani, le quali esploravano il suo corpo di donna
da cima a fondo.
<<basta....basta....ti
prego.....>> sussurrò, ma era veramente la sua volontà quella
di interrompere quel fantastico momento? O forse era il suo senso di colpa
che cercava di prendere il sopravvento?
Alla fine fu tutto inutile,
quando si accorse che stava per cedere, che le sue ultime difese stavano
per capitolare, sussurrò qualcosa che ebbe però sull’uomo
un effetto contrario <<..Oh...Andrè....ti amo....>>.
Un flebile sussurro, a fior
di labbra, un desiderio, una volontà.
Alain si fermò di colpo.
Neanche una pugnalata avrebbe avuto lo stesso effetto.
Si alzò e fissò
la bocca della donna, arresa sul letto. Le passò due dita sulle
labbra, come per cancellare quel nome, appena udito. Ma Oscar non udiva
e non capiva, ora solo quel volto era nella sua mente <<Andrè...continua
Andrè....>>, gli occhi chiusi, in un sogno, in un desiderio.
Soltanto dopo qualche momento
le disse <<Oscar, apri gli occhi e guardami>>
E lei ubbidì.
<<Hai detto un nome Oscar,
te ne sei accorta?>>
Lei non disse nulla, ma copiose
lacrime le cominciarono a sgorgare dagli occhi. L’incanto era rotto e ora
lei si sentiva male. Era stata ad un passo nel concedersi a quell’uomo
per cui non provava nulla, ma che il suo corpo di donna aveva bramato.
Si sentì umiliata, violata nel suo intimo, anche se non era accaduto
niente di irreparabile. Si sentiva sporca, debole e....donna.
<<Vattene Alain, vattene
via, vattene ora e non succederà nulla>>
Alain si rialzò e si
rassettò.
<<Si, Comandante Oscar
sarà meglio - disse il soldato, ritornando a darle del “voi” -
perdonatemi ma non credo che dimenticherò facilmente di questa nostra
discussione.....e nemmeno voi>> ironizzò e, sempre con quel sorriso
sulle labbra, raccolse la giubba da terra e la indossò.
<<Ma ci terrei veramente
che almeno voi non la dimenticaste, ricordatevi cosa stavate provando stasera,
forse riuscirete a capire tante cose...buonanotte Comandante...ah! non
farò ovviamente parola con Andrè di ciò che è
successo>> disse <<non penso gli faccia piacere sapere....non farò
parola con nessuno>> concluse.
Oscar lo guardò sconvolta.
No. Andrè non doveva sapere nulla di quella sera.
Il soldato si richiuse la porta
alle spalle, lasciandola sola nella stanza.
Per un attimo avrei potuto.....oddio....ancora
un attimo e avrei commesso l’errore più grosso della mia vita. Oddio,
Andrè, perdonami, perdonami!!
<<Finalmente Alain! Ma
dove diavolo sei stato? Stavo per venire a cercarti!>>
Andrè sembrava seriamente
preoccupato, se solo avesse saputo…
Alain, per un attimo provò
un profondo rimorso per ciò che aveva fatto.
<<Ah, nulla, sono stato
dal Comandante e poi....a fumarmi una sigaretta qui attorno, è un
bel posto Meudon, peccato che non siamo in gita di piacere!>>
Si sentiva un vigliacco. Era
stato quasi sul punto di fare l’amore con la donna di cui era innamorato
il suo amico....e ora era lì, a parlare con lui, del più
e del meno e soprattutto, a raccontargli bugie.
<<Andrè, vedrai
che la situazione cambierà presto>>
<<Come? Che situazione?>>
<<Vedrai amico, tutto
si risolverà e io....sarò molto contento per te, amico mio!>>
Era vero. Sarebbe stato contento
perchè sapeva, aveva avuto conferma che Oscar e Andrè si
appartenevano.
<<Non ti capisco Alain,
hai forse bevuto?>>
<<Dormi Andrè,
dormi, domani sarà un giorno migliore, vedrai (1)...
(1) La
citazione della canzone dei Lùnapop NON è puramente casuale...
Fine 1° parte
Alex